Scrivere? I grandi autori consigliano
Scrivere, ormai l’avrò detto un milione di volte, non è una cosa che si può insegnare. Si possono segnalare gli errori da evitare, i luoghi comuni nei quali non cadere; si può serenamente discutere di quali libri e quali generi ci piacciono e quali no, verso quali ci sentiamo più o meno portati.
Eppure, molti sembrano convinti che scrivere un libro sia come dimagrire: che non basti, cioè, volerlo. Come lo scofanatore di professione che non ha assolutamente voglia di smettere di scofanarsi, mettersi a dieta e andare a fare un po’ di jogging, e cerca invece la pillolina miracolosa, così certi aspiranti scrittori non si convincono che per scrivere un libro bisogna soltanto inventarsi una storia e poi scriverla, possibilmente nel modo migliore che ci riesce. E spesso, come il ciccione pigro, l’aspirante sfaticato va a cercare le risposte dove crede di trovarle più facilmente: in rete. Intendiamoci, non è una cosa sbagliata. In rete si trovano delle cose fantastiche, ma io tendo a diffidare dei decaloghi positivi che si trovano sul web, anche se sono quelli di scrittori bravi e famosi, che so, Orwell o Leonard.
Il fatto è che spesso questi consigli ti dicono cosa fare invece di cosa non fare, che per me è più importante: è più importante consigliare a un bambino ad attraversare sulle strisce per non farsi arrotare da un camion, e solo poi insegnargli ad andare sullo skateboard (attività che si pratica molto male con gambe e bacino fratturati). Senza contare che Hemingway sarà anche stato Hemingway, ma non è detto che quello che andava bene per lui settant’anni fa in Spagna vada bene per voi, oggi. Per dire, quello come si svegliava si faceva un paio di drink, se lo faccio io collasso subito (senza sottovalutare il fatto che lui era un genio e io sono un fesso).
Ecco perché mi sono preso la briga totalmente arbitraria di raccogliere un po’ di consigli di gente famosa e ho cercato di unirli per ottenere un decalogo sui generis che possiamo seguire un po’ tutti noi, senza bisogno di essere geni o talenti nati. Spero di esserci riuscito.
1) “Mai iniziare un libro parlando del tempo. Se è solo per creare atmosfera, e non una reazione del personaggio alle condizioni climatiche, non andrai molto lontano. Il lettore è pronto a saltare le pagine per cercare le persone. Alcune eccezioni. Se ti capita di essere Barry Lopez, che conosce più modi di un eschimese per descrivere il ghiaccio e la neve nel suo Sogni Artici, puoi fare tutti i bollettini meteo che vuoi”. Elmore Leonard.
2) “Porta sempre con te un taccuino. E intendo sempre. La memoria a breve termine trattiene un’informazione per tre minuti soltanto. Se non la metti su carta, puoi perdere per sempre un’idea”. Will Self.
3) “Due anni fa, il primo di questi saggi che scrissi riguardava il mio metodo di scrittura a “timer da cucina”. Non hai mai letto questo saggio, ma ecco il metodo: quando non ti va di scrivere, imposta un timer da cucina su un’ora (o mezz’ora) e siediti a scrivere finché il timer non suona. Se ancora non ti va di scrivere, sarai comunque libero in un’ora. Ma di solito, non appena il timer suona, sarai così coinvolto e divertito dal lavoro che continuerai. Al posto del timer, puoi azionare una lavatrice o una lavastoviglie e usarle come cronometro. Alternare all’impegno della scrittura il lavoro ripetitivo di queste macchine ti darà le pause necessarie per le nuove idee e le intuizioni di cui hai bisogno. Se poi non sai come continuare la storia… pulisci il bagno, cambia le lenzuola, per amor del cielo!, spolvera il computer. Arriverà una idea migliore”. Chuck Palahniuk.
4) “Scrivi quello che senti di dover scrivere, non quello che è popolare o che pensi possa vendere”. P.D. James.
5) “Il dialogo è cruciale nel definire i personaggi, e dev’essere sempre reale e mai artificioso artefatto: “scrivere bene i dialoghi è arte oltre che mestiere”. Per allenarti alla pratica del buon dialogo, rimani in silenzio e ascolta i dialoghi quando e dove puoi: in metropolitana, al bar, in ufficio. Un buon dialogo deve essere come una partita di tennis, un botta e risposta, e ci deve dare in poche righe l’idea precisa di una situazione, i caratteri dei personaggi, la loro collocazione, il loro ambiente, perfino le loro idee politiche, o le loro inclinazioni. Se narrate di storie appartenenti alla classe lavoratrice, di fabbriche, di ghetti, di metropoli, di contadini, di operai, non è auspicabile che il vostro personaggio parli come un professore universitario, perché non sarebbe veritiero, né giustificabile”. Stephen King.
6) “Ricordati che la prosa è architettura, non decorazione di interni”. Ernest Hemingway.
7) “Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata”. Umberto Eco.
8) “Gli scrittori che scrivono opere profonde perché non possono o non vogliono farlo. Fa’ ciò che ti piace e fallo meglio che puoi. Quasi tutte le storie profonde non hanno iniziato a esserlo. Hanno cominciato a essere narrate. Io sono leggenda è stato scritto perché Richard Matheson voleva scriverlo e magari perché aveva delle bollette da pagare. Scommetto che è stato così. Ma è anche profondo insinuarsi nel nostro modo di fare. Penso che quando esitiamo a scrivere qualcosa che vogliamo, e ci guardiamo dietro pensando a ciò che la critica dirà, stiamo diventando insicuri del nostro lavoro, non sulla sua profondità o la superficialità. Non sto suggerendo di scrivere spazzatura a nessuno, ma solo di scrivere la storia che vuoi raccontare. Non sai mai dove ti porterà. Al diavolo il genere. Al diavolo le università. Scrivi”. Joe Lansdale.
9) “Cambia idea. Le idee buone spesso vengono uccise da altre ancora migliori. Stavo lavorando a un romanzo su una band che si chiama the Partitions. Poi ho deciso di chiamarli The Commitments“. Roddy Doyle.
10) “Violate ognuna di queste regole piuttosto che scrivere qualcosa di barbaro”. George Orwell.
(di Amleto de Silva, tratto da ilmiolibro.kataweb.it)